La schiforma della giustizia penale

La riforma del processo penale voluta dal ministro Orlando e da Renzi, arriva per la sua terza lettura alla Camera.
Al Senato è passata con la fiducia; anche alla Camera hanno appena posto la questione di fiducia. Molti i punti in discussione nella riforma: oltre quaranta articoli confluiti in un maxi emendamento di 95 commi.
Se pensiamo a come è stata scritta la legittima difesa dal PD, possiamo ben immaginare i disastri che questa riforma comporterà, anche in considerazione del fatto che è frutto di compromesso con Alfano, che arriva dove Berlusconi non era riuscito ad arrivare. Ecco alcuni punti particolarmente delicati del testo:

Divieto di pubblicare intercettazioniUno dei punti più gravi è lo stralcio e il divieto di pubblicazioni delle intercettazioni non rilevanti per un processo. Hanno deciso di mettere mano alle intercettazioni dopo le indagini di Mafia Capitale, l'inchiesta nella quale è finito dentro tutto il PD romano, e anche dopo l’inchiesta Consip, che ha visto coinvolti Renzi padre e il ministro renziano Lotti.
Sostanzialmente, vogliono inserire un meccanismo che renda più difficile far uscire i testi delle intercettazioni all’esterno (azione già vietata oggi), ma non si sa se vogliono inserire anche sanzioni nei confronti dei giornalisti che le pubblicano (il governo su questo ha delega in bianco). Infatti il giornalista ha il dovere/diritto di pubblicare intercettazioni - seppur uscite illecitamente - che riguardano la vita pubblica del Paese, ad esempio per amministratori pubblici, imprenditori, politici. I nostri emendamenti miravano a sopprimere questa possibilità e ad escludere sanzioni per i giornalisti, ma sono sempre stati bocciati. Alcune procure si sono già organizzate in modo da restringere la possibilità di far uscire queste notizie; in ogni caso resta difficile capire chi le ha fatte uscire perché sono in possesso di giudici, avvocati, personale amministrativo.

Utilizzo del “trojan” facilitato solo per reati di mafia e terrorismo
Mentre una commissione ministeriale sta tentando di creare una serie di norme “ad hoc” per i virus che possono essere utilizzati per intercettazioni, intercettazioni ambientali, captazione di flussi informatici e dati presenti nei pc ecc., il Governo interviene per normare l’utilizzo di questo strumento solo per la fattispecie di intercettazioni ed intercettazioni ambientali, ma con facilitazioni solo e unicamente per gravi reati di mafia e terrorismo, e quindi non per altri gravi reati come quelli di corruzione . I nostri emendamenti proponevano che queste facilitazioni si applicassero anche a uno dei reati più gravi per il nostro Paese attualmente: la corruzione, che manda in fumo decine di miliardi ogni anno. Al momento le semplici intercettazioni ed intercettazioni ambientali sono possibili a fronte di particolari requisiti stabiliti dal giudice. In questo modo quindi, l’utilizzo del trojan che oggi è al servizio delle esigenze delle indagini, sarà del tutto ristretto.

Tagli alle intercettazioni
Non contenti, PD e Governo, con la complicità di Alfano e Verdini, hanno addirittura previsto un taglio netto di circa 80 milioni di euro per i prossimi tre anni al budget per l’utilizzo delle  intercettazioni.
Esistono aziende che noleggiano gli strumenti per le intercettazioni: in alcuni casi, alcune Procure contattano sempre le solite aziende amiche. Con la scusa di “razionalizzare” le risorse, ed evitare clientelismi, il Governo taglia in maniera netta senza criterio, e la cosa bella è che lo farà a prescindere dalle modalità: ci deve essere un taglio del 50% delle spese per le intercettazioni, senza stabilire il come e il quando… pazienza se poi questo vincolo andrà a danno del più importante strumento di indagine per scovare corruzione e mafia!
 Il Governo prevarica il potere giudiziarioIl Governo prevede, inoltre, che i Magistrati non saranno più liberi di utilizzare i sistemi informatici che ritengono più idonei per procedere con le intercettazioni ambientali informatiche, ma dovranno attenersi scrupolosamente alle indicazioni che fornirà il Ministero della Giustizia. Cioè, sarà il Ministero a comunicare ogni anno con una circolare l'applicazione informatica che deve essere utilizzata dai Magistrati, dando così modo ai delinquenti, corrotti e corruttori di dotarsi preventivamente delle giuste contromisure in grado di annullare l'effetto delle indagini a loro carico. E se il Ministero tardasse ad emanare la circolare che succederà alle intercettazioni? I Magistrati potranno procedere oppure no?

Carcere per i cittadini che registrano
Il Governo ha anche previsto, con un’ulteriore delega, il carcere addirittura fino a 4 anni per tutti coloro (esclusi i giornalisti e soggetti coinvolti in un processo) che diffondono riprese audiovisive o registrazioni di conversazioni, anche telefoniche, svolte in presenza del soggetto registrato ed eseguite fraudolentemente. Proprio questa è la parola chiave, “fraudolentemente”: è un avverbio troppo generico, pieno di incertezze e che darà adito a mille dubbi interpretativi. Tradotto: carcere per chi fa informazione. Questa norma rappresenta davvero un bavaglio per tutti i cittadini (come i nostri attivisti) che non potranno più compiere registrazioni di incontri, riunioni, consigli comunali, ecc. considerato che potrebbero essere incarcerati, limitando di fatto la partecipazione dei cittadini alla vita politica del Paese e al controllo delle istituzioni.
Infatti saranno perseguiti i cittadini che faranno registrazioni e ne diffonderanno il contenuto per documentare e denunciare fatti che si scontrano contro l’etica o la morale, o del tutto irregolari, riguardanti politici, imprenditori, pubblici amministratori. Noi siamo fortemente contrari e vogliamo che il rischio carcere sia scongiurato. Dopo le nostre denunce alla Camera è stata tolta la punibilità per giornalisti e per l’utilizzo processuale: per noi è comunque insufficiente, perché chiunque, anche se non giornalista, ha diritto a documentare e diffondere fatti che ritiene incresciosi. Un cittadino registra un illecito, ma se la magistratura decide di non procedere, cosa succede? Si metterà in galera il cittadino? E se volesse registrare e diffondere quelle informazioni senza affrontare un processo?
Abbiamo ovviamente presentato emendamenti convintamente soppressivi di questo vero e proprio bavaglio, e faremo di tutto per fare approvare almeno alcune nostre proposte per escludere la punibilità quando le riprese o le registrazioni riguardano eventi o situazioni di carattere istituzionale, o nel caso le registrazioni siano utilizzate per denunciare pubblicamente irregolarità.
 Prescrizione
Sulla prescrizione l’attuale testo fa un passo indietro rispetto alla versione Camera. Infatti sparisce l’emendamento Ferranti che raddoppiava il termine di prescrizione per alcuni reati contro la pubblica amministrazione come la corruzione, ed inserisce la sospensione di un anno e mezzo dalla sentenza di primo grado a quella di secondo, ed un altro anno e mezzo dalla sentenza di secondo grado fino a quella di Cassazione. Tanto più che questa sospensione della prescrizione dopo le sentenze di primo e secondo grado per un solo anno e mezzo, rischia di favorire ulteriori comportamenti dilatori da parte del condannato appellante o ricorrente in Cassazione.
Il comma 14 modifica il secondo comma dell’articolo 161 c.p. che prevede che l'interruzione della prescrizione non può in nessun caso comportare l'aumento di più della metà del tempo necessario a prescrivere una serie di reati contro la P.A. Questa modifica è solo un timido ‘passo avanti’, se si considera che oggi, per quei reati, l’aumento per interruzione è possibile solo fino a un quarto del tempo necessario a prescrivere.
Il Movimento ha un’idea chiara e semplice: fermare la prescrizione o al rinvio a giudizio o alla sentenza di primo grado, come richiesto da ANM e Direzione Nazionale Antimafia. Questa riforma risulta quindi una vera e propria presa in giro, anche perché le sospensioni e le interruzioni della prescrizione nel nostro codice hanno un limite, una norma quindi puramente di facciata utile solo per dire all’Europa di averla fatta, quando ben altro veniva richiesto, ovvero almeno l’interruzione della prescrizione dopo la condanna di primo grado.
 Delega sull'odinamento penitenziario e certezza della pena
Nella riforma penale è presente un allentamento, attraverso la solita delega in bianco a firma PD, delle condizioni di restrizione anche per i detenuti in Alta Sicurezza (bracci destri dei boss), che passa anche dall’utilizzo di Skype o altri strumenti di comunicazione con l’esterno. E’ allarmante questa volontà, perché dopo Alta Sicurezza c’è solo il 41bis: ciò significa che in Alta Sicurezza sono presenti i sotto capi delle organizzazioni mafiose. Inoltre, se a un detenuto viene tolto il regime di massima sorveglianza, potrebbe accedere a misure più blande e comunicare all’esterno ordini dei boss. Questa intenzione ipotesi di annacquamento della detenzione a nostro avviso va controllata e non ci possiamo fidare di questo Governo. È allora indispensabile che i reclusi in Alta Sicurezza, come chiediamo con appositi emendamenti, debbano essere espressamente esclusi da questa sciagurata delega, compreso anche il punto sulle misure alternative al carcere, che risulta estremamente generico ma molto chiaro nelle intenzioni: estenderle il più possibile e quindi violare il principio di certezza della pena.
 Riduzione dei tempo di chiusura delle indagini
L’altro scempio presente nel testo governativo, è rappresentato dalla forte riduzione dei tempi di chiusura delle indagini preliminari. Il Magistrato inquirente, alla fine del periodo di indagine, avrà un termine di soli 3 mesi (es. per reati legati alla corruzione, che sono molto difficili da accertare) prorogabile una sola volta (15 mesi invece per strage, mafia e terrorismo): successivamente si può decidere se chiedere l’archiviazione o esercitare l’azione penale attraverso il rinvio a giudizio, pena l’avocazione obbligatoria dell’indagine ed il trasferimento del fascicolo al procuratore generale in Corte d’Appello (che attualmente ha organico limitato).
Questa misura, contenente tempi ristrettissimi per i PM, comporterà inevitabilmente che per la maggior parte delle indagini, anche delicate, il PM sarà indirizzato a richiedere il rinvio a giudizio in modo frettoloso per evitare avocazione e quindi eventuali ripercussioni a livello professionale, che vuol dire anche un intasamento del sistema perché le richieste di rinvio a giudizio aumenteranno, e anche le archiviazioni saranno meno ponderate, il tutto sulla base di uno scarso approfondimento e accertamento di situazioni anche molto delicate. Insomma, il caos. 

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