Risoluzione M5S per difendere l'olio calabrese

I nuovi limiti imposti dall’Europa penalizzano le aziende olivicole calabresi che avevano intrapreso un percorso di tracciabilità che è anche segno inequivocabile di qualità.
Sulla vicenda oltre ad aver presentato un’interrogazione parlamentare insieme a Dalila Nesci e Federica Dieni lo scorso 6 novembre, ho depositato oggi una risoluzione in Commissione ‪‎Agricoltura‬ alla Camera dei Deputati.
Il Governo deve intervenire urgentemente presso le sedi comunitarie competenti affinché le prescrizioni recate dal regolamento n.2015/1830, con riferimento alle analisi sulla composizione in acidi grassi ed i parametri di conformità stabiliti dal Consiglio oleicolo internazionale, non vadano ad impattare negativamente sulla già precaria economia delle aziende agricole calabresi che hanno volontariamente scelto un sistema di certificazione di qualità dei prodotti e la tracciabilità.
Non di rado capita che l’olio ottenuto dalle olive prodotte dalle aziende agricole nazionali, una volta analizzato, presenti valori non conformi al regolamento e pertanto non è consentita la vendita come ‘olio di oliva’ oppure come ‘olio extravergine’, a meno di essere miscelato con altri oli perdendo così tutto il valore aggiunto che gli conferiscono le informazioni relative alla propria storia, origine ed identità. Tutto ciò è riscontrabile, ad esempio, per gli oli calabresi addirittura anche Dop e Igp, derivanti dalle cultivar maggiori come la Carolea che superano i limiti consentiti di acido eptadecenoico (0,30 punti percentuali) senza che tuttavia tale superamento costituisca tentativo di sofisticazione.
Il governo la smetta di distrarsi e di pensare solo agli interessi delle multinazionali e si faccia per una volta portavoce degli interessi dei piccoli produttori che hanno deciso d'investire in qualità e tracciabilità. Il vero made in Italy ha bisogno di essere difeso.

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