Ecco il kit 'salva-made in Italy' del M5S

Dalla mozione votata e mai applicata per la trasparenza nelle etichette alimentari alla proposta di legge anti-contraffazione fino alla richiesta di uno studio per conoscere le conseguenze del TTIP, l'accordo di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti. Sono solo alcuni degli strumenti contenuti nel kit 'salva-made in Italy' del M5S per tutelare l'agroalimentare italiano. Il kit è pronto per l'uso ma il Governo lo ignora, preferendo abbandonarsi a proclami e passerelle nella vuota vetrina di Expo. E pensare che l'insieme di soluzioni, già formulate da tempo, potrebbe fornire all'Esecutivo la risposta alla petizione sul #veromadeinitaly lanciata ieri dalla trasmissione Le Iene su Change.org.
Aderiamo pertanto alla raccolta firme e mettiamo a disposizione le nostre proposte avanzate in Parlamentoricordando che la partita si gioca anche in ambito europeo.
Cosa c'è nel kit 'salva-made in Italy' messo a punto dai parlamentari M5S? Tra i vari 'attrezzi' ricordiamo: la mozione, datata gennaio 2014, preceduta da una proposta di legge di oltre due anni fa, con cui il M5S ha impegnato il Governo ad adottare misure per rendere nota nell'etichetta alimentare non solo l'origine ma anche la tipologia degli ingredienti, come ad esempio l'obbligo di specificare la presenza di Ogm. Il provvedimento pur essendo stato approvato in Aula, finora non è mai stato attuato dall'Esecutivo.
Contro la piaga della contraffazione, invece, abbiamo presentato una proposta di legge volta a ripristinare le misure penali che puniscono la cosiddetta 'fallace indicazione' delle merci che entrano nel mercato italiano. Un'attività di contrasto depotenziata nel 2009, quando è stato depenalizzato il reato di contraffazione, ora punibile solo con una multa, e il controllo della merce è stato spostato dall'ingresso in dogana alla commercializzazione, sostituendolo con una semplice autocertificazione da parte degli imprenditori!
Anche in Senato abbiamo presentato una risoluzione in occasione della riunione del Consiglio europeo di Bruxelles del giugno scorso, con la quale in merito all'accordo di libero scambio con gli Stati Uniti, il TTIP, abbiamo proposto di sostenere uno studio sull'impatto nei 28 Stati membri, finanziato dall'Unione europea, per valutare gli effetti sull'economia nazionale e sulla tutela del made in Italy. Proposta che non è passata. In effetti, perché permettere ai consumatori di sapere quello che acquistano e ingeriscono?!

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